Disturbi d'ansia

È uno stato continuo e persistente di preoccupazione per diversi eventi

risulta eccessivo in intensità, durata o frequenza rispetto alle reali circostanze.

La caratteristica principale del disturbo d’ansia generalizzato è uno stato continuo e persistente di preoccupazione per diversi eventi, che risulta eccessivo in intensità, durata o frequenza rispetto alle reali circostanze, che invece rappresentano eventi temuti dal soggetto. L’ansia viene definita “Generalizzata” poiché non è circoscritta a determinate situazioni, ma, al contrario, riguarda numerosi eventi e situazioni. Tale stato non essendo associato a specifiche circostanze, è difficile da controllare per chi lo sperimenta.
Le preoccupazioni eccessive sono accompagnate da almeno tre dei seguenti sintomi:

  • Restlessness (cioè sindrome della gambe senza riposo/ irrequietezza);
  • Facile faticabilità;
  • Difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria;
  • Irritabilità;
  • Tensione muscolare, muscoli tesi a volte doloranti;
  • Sonno disturbato.

 

Nella maggior parte dei casi, la persona affetta dal disturbo tenterà quanto possibile di proteggersi dall’ansia e dalle preoccupazioni, per cui tenderà a mettere in atto una serie di comportamenti che, nel breve termine, effettivamente aiutano ad attenuare l’ansia, ma, nel lungo tempo, possono contribuire a mantenere e rafforzare le proprie paure.

 

 

Esempi di tali comportamenti sono:

  • Cercare di rassicurarsi o chiedere agli altri di essere rassicurato che le cose andranno bene (es. telefonare spesso ad una persona cara per essere sicuri che non le sia successo niente, o andare dal medico per essere rassicurati dopo aver notato un sintomo o una sensazione fisica; tali rassicurazioni suscitano sollievo, ma dura poco in quanto l’ansia dopo un po’ ritorna e si fa sentire il bisogno di essere rassicurati sempre di più);
  • Essere perfezionisti, ad esempio continuare a controllare il lavoro fatto per assicurarsi che non abbia difetti; ciò vuol dire che se abbiamo obiettivi troppo elevati, si vive nell’ansia di non farcela e quando non li si raggiunge ci si demoralizza;
  • Evitare le situazioni che si ritiene generino ansia, per esempio evitare di ascoltare o vedere il telegiornale per non sapere di disgrazie o malattie, in quanto ciò potrebbe poi scatenare le preoccupazioni relative a disgrazie e malattie personali;
  • Rinviare, per esempio rimandare di iniziare un compito a causa dell’ansia legata al timore di un risultato temuto o comunque insoddisfacente;
  • Tentare attivamente di sopprimere la preoccupazione, paradossalmente, tentare di sopprimere le preoccupazioni le peggiora, proprio perché la persona concentra la propria attenzione su di esse.

 

Come capire se si soffre di disturbo d’ansia generalizzato?

 

È da tener presente che spesso nella nostra vita si presentano buoni motivi per essere preoccupati, per cui la prima differenziazione riguarda individuare se si prova un’ansia cosiddetta “sana”, normale, o se si tratta di una forma d’ansia “significativa da un punto di vista clinico”.

L’ansia è un’emozione normale, che prova ogni soggetto sano. Ha la funzione di segnalare situazioni di pericolo o spiacevoli, permettendoci così di affrontarle ricorrendo alle risorse mentali e fisiche più adeguate (per esempio, se stiamo attraversano la strada e una macchina ci viene contro e valutiamo che non sta però rallentando, proviamo paura e corriamo per proteggerci e per non fare una brutta fine). L’ansia, inoltre, produce un aumento dello stato di vigilanza, utile quando si devono affrontare situazioni impegnative (es. ad un colloquio di lavoro non daremmo il meglio di noi stessi se fossimo completamente rilassati).

Entro certi livelli, dunque, l’ansia è necessaria a ciascuno di noi; quando si è troppo ansiosi, però, diminuisce la capacità di pensare lucidamente e di risolvere i problemi.

 

Alcuni di questi disturbi di ansia potrebbero essere:

  • la manifestazione di una condizione medica generale (es. ipertiroidismo)
  • Dovuti all’uso di alcune sostanze psicoattive (es. caffeina, farmaci come sedativi, ipnotici o ansiolitici)
  • La preoccupazione che si possa verificare un attacco di panico ( in questo caso si tratta di Disturbo di Panico e non di Disturbo d’Ansia Generalizzato)
  • La preoccupazione di sentirsi imbarazzato in pubblico (Fobia Sociale)
  • La preoccupazione di avere una grave malattia (Ipocondria)
  • La preoccupazione relativa solo alla peso e alla forma del corpo o di aumentare di peso (Disturbo del Comportamento Alimentare)
  • La preoccupazione di essere contaminato (Disturbo Ossessivo-compulsivo)
  • La preoccupazione di rivivere un evento traumatico (Disturbo post-traumatico da stress).

 

I fattori di rischio per l’insorgenza di questo disturbo sono:

 

  • caratteristiche di personalità (intesa come modo abituale di pensare, reagire e rapportarsi agli altri), sul cui sviluppo incidono sia fattori genetici, che educativi: le persone che soffrono di ansia generalizzata si descrivono di solito come sensibili, emotive, facili a preoccuparsi, caratteristiche per altro comuni anche ai membri della famiglia; a tal proposito sembrano importanti anche i fattori genetici, tuttavia non è ancora chiaro quanto nel rappresentare un fattore di rischio, ma altrettanto importante risulta l’educazione ricevuta che può interferire positivamente aumentando il senso di sicurezza e negativamente rafforzando i timori e le aspettative di danno.
  • uno stile di pensiero in base al quale gli eventi tendono ad essere interpretati in modo catastrofico/minaccioso (es. sentendo il telefono squillare, immaginare cattive notizie, piuttosto che una piacevole chiacchierata): le persone affette dal disturbo hanno una tendenza a interpretare automaticamente come minaccioso tutto ciò che succede, per esempio, se si incrocia lo sguardo arruffato di un capo la persona tenderà a pensarlo come segno di disapprovazione piuttosto che sia dovuto a qualche difficoltà che riguardi la vita personale; o sentire squillare il telefono fa pensare al fatto di ricevere una brutta notizia, piuttosto che un amico che vuole scambiare due chiacchiere.
  • stress associati ad eventi che comportano cambiamenti di vita importanti (es. lutti, cambio di lavoro, di casa o di partner): l’ansia può esordire in periodi di stress elevato, a volte un grosso problema o anche una serie di piccoli problemi possono interferire con la nostra capacità di adattamento e rappresentare una forte minaccia.
    Conseguenze

Chi ha un disturbo d’ansia generalizzato ha difficoltà ad impedire che le preoccupazioni interferiscano con l’attenzione verso le attività che sta svolgendo; ciò comporta una compromissione del funzionamento lavorativo (es. rallentamento nello svolgimento dei compiti) e sociale (es. tensioni causate dalle frequenti richieste di rassicurazioni) di queste persone.
La presenza di eccessive preoccupazioni e la difficoltà a gestirle possono produrre, inoltre, una diminuzione del senso di efficacia personale e della stima di sé, che spesso conducono ad una depressione secondaria.
Altra frequente conseguenza del disturbo d’ansia generalizzato è l’abuso di sostanze psicoattive (es. farmaci, droghe), a cui la persona può ricorrere come tentativo disperato di gestire il disturbo stesso o la depressione che ad esso può seguire.

 

Perchè andare dallo Psicologo?

 

I sintomi traggono origine da conflitti e fantasie inconsci. Ad esempio pazienti con disturbi di panico spesso lottano con sentimenti e fantasie di rabbia e aggressività che sperimentano come attacchi e minacce alle figure di attaccamento. Sebbene tali pazienti siano spesso consapevoli di tali sentimenti, che giudicano per lo più spiacevoli o riprovevoli, nel corso del trattamento emergono altre fantasie inconsce di rabbia o vendetta.

Sentimenti e fantasie che vengono vissuti come minacce o pericolosi vengono spesso evitati grazie a dei processi psichici chiamati meccanismi di difesa che possono essere osservati ed analizzati nel corso di un adeguato trattamento psicoanalitico. Alcuni meccanismi di difesa utilizzati più frequentemente dai pazienti con disturbo di panico sono la formazione reattiva, la negazione e l’annullamento retroattivo.

Con la formazione reattiva una persona affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne sostituendo i propri pensieri o sentimenti inaccettabili con comportamenti, pensieri e sentimenti diametralmente opposti; con la negazione l’individuo rifiuta di riconoscere che un sentimento, una reazione o un’intenzione sia stata o sia presente nella propria esperienza, anche se la sua presenza risulta agli occhi degli altri più che probabile, evidente o inevitabile; con l’annullamento retroattivo infine il soggetto affronta conflitti e fonti di stress (interne o esterne) con un comportamento simbolicamente “riparatorio” o destinato a negare precedenti pensieri, sentimenti o azioni.

Questo insieme specifico di meccanismi di difesa consente al paziente di evitare il riconoscimento di sentimenti (e fantasie) di rabbia verso importanti oggetti d’amore ed anzi, spinge nella direzione di intensificare gli sforzi volti a mantenere degli stretti legami affettivi.

Molti aspetti della vita delle persone, compresi fantasie, comportamenti e sintomi non sono altro che formazioni di compromesso tra un desiderio conflittuale, spesso inconscio, e la difesa (anch’essa inconscia) contro questo desiderio. Un attacco di panico può rappresentare un compromesso tra sentimenti di rabbia e desiderio di dipendenza, espresso mediante una richiesta coercitiva di aiuto in cui ci si presenta come indifesi e impotenti per evitare di riconoscere la rabbia.