Disturbi dell'infanzia

è importante osservare il comportamento di bambini e adolescenti

Non sempre sono in grado di verbalizzare o parlare del proprio disagio, ma lo comunicano attraverso altri segnali.

Compaiono per la prima volta durante l’infanzia o l’adolescenza, o comunque entro i 18 anni e possono esprimersi in varie forme, agendo sul comportamento, sulla gestione dei rapporti interpersonali o sullo sviluppo cognitivo.

Si parla di disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza solo in quei casi che trascendono la comune irrequietezza giovanile, soprattutto se rapportati ai comportamenti dei coetanei e al contesto socio-culturale, interferendo in modo significativo sul normale svolgimento delle attività quotidiane.

Per questo è importante osservare il comportamento di bambini e adolescenti per capire se qualcosa non va: non sempre sono in grado di verbalizzare o parlare del proprio disagio, ma lo comunicano attraverso altri tipi di segnali:

  • paure immotivate,
  • aggressività,
  • isolamento,
  • dormire male,
  • non riuscire ad addormentarsi,
  • incubi ricorrenti,
  • scarso o eccessivo appetito, cefalee, vomito, mal di pancia senza che ci sia un reale riscontro di malattia organica.

Tutti questi sono segnali a cui occorre prestare attenzione per cercare di comprendere cosa ci stanno comunicando. Prenderli in considerazione, parlarne, cercare aiuto sono i primi importantissimi passi per accogliere il malessere dei propri figli e trovare la giusta soluzione per loro e per l’intera famiglia.

Quali sono i passi che un genitore può fare per aiutare il proprio figlio/a?

  1. La fase di consultazione si apre mediante un colloquio coi genitori, generalmente senza la presenza del bambino, dove possono esprimere liberamente le proprie preoccupazioni e dubbi, richiedendo una valutazione, dei consigli e un aiuto per il proprio figlio. In alcuni casi la fase diagnostica richiede una valutazione più approfondita che si avvale di strumenti specifici in grado di orientare o confermare la natura del problema. In tal caso si procede con diversi incontri nei quali verrà coinvolto il bambino, in genere senza la presenza dei genitori. Questi incontri vengono solitamente vissuti dal bambino con tranquillità, i test somministrati infatti sono adatti all’infanzia e non rappresentano motivo di stress o disagio. La consultazione termina con una condivisione della problematica coi genitori e con una eventuale proposta di intervento terapeutico.
  2. Gli strumenti utilizzati nella psicoterapia con i bambini sono prevalentemente il gioco, i disegni, le narrazioni in seduta. Il gioco e il disegno rappresentano gli elementi esterni privilegiati per la valutazione e la terapia, consentendo al bambino di parlare di sé in modo indiretto senza alimentare ulteriori ansie o disagio. Il gioco consente al bambino di proiettare e simbolizzare i propri vissuti e cercare di elaborare la propria sofferenza. Le fantasie del bambino prendono forma attraverso il gioco e consentono di indagare il suo mondo psichico e di elaborarne i contenuti attraverso il materiale simbolico che emerge. Allo stesso modo il disegno consente di raffigurare il mondo interno del bambino e di sopperire alla sua ancora carente capacità di verbalizzare. Le tecniche di intervento nelle terapie con adolescenti possono essere di diverso tipo, anche in base a patologia ed età, ma la scelta è sempre in base alla consapevolezza che ogni individuo è unico e che ogni percorso terapeutico si evolve con ciascuno in modo specifico verso la crescita e l’integrazione.
  3. Le modalità di intervento in psicoterapia infantile si tiene conto non solo della relazione terapeutica con il bambino/ragazzo, ma anche del fatto che lo stesso è ancora inserito in un contesto dal quale è ancora fortemente dipendente, e che può avere delle ripercussioni sulla terapia. Pertanto la possibilità di integrare la psicoterapia del bambino con un parallelo supporto ai genitori ed un’eventuale collaborazione con le strutture scolastiche favorisce una progressione terapeutica adeguata per rispondere ai bisogni specifici del bambino.

Quali sono le tipologie di disturbi dell’infanzia più comuni?

Disturbo da deficit di attenzione (iperattività):

conosciuto anche con il suo acronimo inglese, ADHD (Attention-Deficit Hyperactivity Disorder), è un disturbo neurologico presente fin dai primissimi mesi di vita che si può protrarre fino all’età adulta. Le caratteristiche principali sono una vivacità esasperata e l’incapacità di prestare attenzione. La persona è instabile e iperattiva, non le riesce di restare seduta e mantenere la concentrazione.

Disturbi dell’apprendimento

Difficoltà ad apprendere i concetti basilari del calcolo (disturbo del calcolo o discalculia), della lettura (dislessia) e/o della scrittura (disturbo dell’espressione scritta o disgrafia).  Creano forte disagio nel bambino, che si stanca e perde di motivazione perché non riesce a stare al passo dei compagni. Per nessuno dei disturbi dell’apprendimento è stata finora possibile definire le cause.

Mutismo selettivo

Il bambino si rifiuta di parlare in determinate circostanze o con determinate persone. Spesso è espressione di uno stato ansioso legato a una situazione nuova come un cambio di scuola o di compagni, e tende a scomparire con il passare del tempo.

Disturbo d’ansia di separazione

Il bambino manifesta un’evidente e intensa sofferenza al momento di allontanarsi dai genitori (e dalla madre in particolare) o da altre persone care. Fa fatica ad andare a scuola, non riesce a dormire da solo ed è ossessionato dall’idea che possa accadere qualcosa di brutto ai suoi cari. Pensa spesso e con terrore all’eventualità che un evento imprevisto lo costringa a separarsi da loro.

Disturbi delle capacità motorie

Riguardano soprattutto la coordinazione. Il bambino è goffo, lento e impacciato in qualsiasi attività motoria, come camminare, allacciarsi le scarpe, scrivere.

Disturbi della comunicazione

Ce ne sono di diversi tipi, a seconda che riguardino la comprensione, la ricezione del linguaggio (disturbo dell’espressione del linguaggio) e/o l’eloquio (disturbo della fonazione). È un disturbo della comunicazione anche la balbuzie.

Disturbi generalizzati dello sviluppo

Gravi deficit della capacità di interazione sociale o della capacità di comunicazione, che si manifestano attraverso comportamenti, interessi e attività stereotipate. È il caso del disturbo autistico (atteggiamento mentale di ripiegamento su se stesso), del disturbo di Rett (deficit multipli: perdita delle capacità manuali, isolamento, problemi psicomotori), del disturbo disintegrativo della fanciullezza (disturbi nella comunicazione e nell’interazione sociale), del disturbo di Asperger (disturbo dello spettro autistico, comporta difficoltà estreme nelle relazioni sociali e schemi limitati e insoliti di interessi e comportamento).

Disturbo della condotta

Manifestazione di gravi problemi emozionali e comportamentali. Incapaci di mantenere un atteggiamento sociale accettabile, i bambini e gli adolescenti con questo disturbo sono insofferenti alle regole e aggressivi verso persone, animali e cose. Possono rubare, usare violenza (anche di tipo sessuale), scappare di casa.

Disturbo oppositivo di tipo provocatorio

Comportamento ostile e provocatorio che nasce dalla totale incapacità di adattamento al vivere sociale. Il bambino non rispetta regole e orari, sfida e provoca gli adulti, cerca sempre di comandare e di imporre la propria volontà ai grandi e ai propri compagni. È dispettoso e vendicativo. Questo disturbo è più frequente nei maschi, soprattutto nelle famiglie che adottano metodi educativi incoerenti o autoritari.

Ritardo mentale

Condizione di interrotto o incompleto sviluppo delle facoltà intellettive e adattative. Il quoziente intellettivo (il rapporto tra età anagrafica ed età mentale) è di molto inferiore alla media, dai 75-70 punti in giù; per avere un paragone, le persone con un’intelligenza normale raggiungono un punteggio di 90-109 punti. Chi ne soffre affronta con difficoltà anche le banali incombenze della vita quotidiana, come lavarsi e vestirsi. Ci sono diversi gradi di ritardo mentale, da lieve a gravissimo. Le cause possono essere organiche, genetiche e/o psicologiche.

Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione dell’infanzia o della prima fanciullezza

Comprende tre tipi di disturbi, la pica (ingestione di sostanze non alimentari, come sabbia, ciottoli o capelli); il disturbo di ruminazione (continuo rigurgito e rimasticamento del cibo) e il disturbo della nutrizione (incapacità di mangiare normalmente e guadagnare peso).

Disturbi da tic

I tic sono parole o movimenti senza scopo, del tutto involontari, che tendono a ripetersi con ritmo irregolare. Uno dei più noti è la sindrome di Tourette, che si manifesta sia con vocalizzazioni che con tic motori.

Disturbi dell‘evacuazione

Sono due, l’encopresi (ripetuta evacuazione delle feci in luoghi inappropriati, come nei vestiti o sul pavimento, dopo i 4 anni di età) e l’enuresi (emissione di urine nel letto o nei vestiti dopo i 5 anni di età). Le cause sono perlopiù legate a difficoltà di tipo relazionale o a eventi stressanti.

Disturbo reattivo dell’attaccamento dell’infanzia e della prima fanciullezza

Estrema fatica nel rapportarsi in modo appropriato all’ambiente esterno. Si distinguono due tipi principali di disturbo, uno inibito e l’altro disinibito. Nel primo caso il bambino è freddo, scostante, tende a isolarsi e a mantenere un atteggiamento vigile. Nel secondo invece manifesta una socievolezza eccessiva, affidandosi in modo indiscriminato alle cure di chiunque. Le cause risiedono in genere nel rapporto disfunzionale con i genitori.